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Interviste d’Eccellenza: intervista a Manuel Vittorini dopo Fiano Romano – Civitavecchia

Al termine della partita tra Fiano Romano e Civitavecchia abbiamo premiato come migliore in campo Manuel Vittorini, capocannoniere del Girone A del campionato Eccellenza Distretti Ecologici. La partita è stata moto combattuta (potete recuperare qui la cronaca completa), ma ha spuntarla alla fine sono stati gli ospiti proprio grazie ad una doppietta dell’attaccante.

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Zona MYSP, intervista a Manuel Vittorini: “Quello che mi ha spinto a tornare al Civitavecchia è stata la piazza”

Abbiamo avuto modo di scambiare quattro chiacchiere con Manuel Vittorini, bomber dell’Eccellenza che nel corso degli anni ha sempre dimostrato le sue qualità, con costanza e dedizione, basti pensare che in carriera ha totalizzato più di 300 gol. Anche in questa stagione, in cui è tornato a vestire la maglia del Civitavecchia, il copione per lui non è cambiato, visto e considerato che alla quarta giornata è già l’attaccante più prolifico di entrambi i gironi.

Di seguito l’intervista integrale

Già in passato hai vestito la maglia del Civitavecchia, dopo la stagione in forza al Cimini cosa ti ha spinto a fare questo ritorno?

Quello che mi ha spinto a tornare al Civitavecchia è, come prima cosa, la piazza, perché attira già il nome in sé. Per l’Eccellenza si tratta di una squadra importante con un tifo caloroso, una società ambiziosa, ma soprattutto i giocatori, dato che è un club di livello. Diciamo che è stato molto facile dire di sì, soprattutto nel momento in cui non sono rimasto alla Cimini è stata subito una priorità, tanto è vero che la ‘firma’, anche se virtuale e tramite sola una stretta di mano, è arrivata a maggio. Già da quei giorni si sapeva che sarei andato al Civitavecchia. Questo fa capire subito che da parte mia e della società c’è stata la volontà di rincontrarci e di iniziare insieme un cammino per riportare il Civitavecchia dove merita.

Il campionato è appena iniziato e tu stai andando forte come al solito, ti aspettavi anche quest’anno una partenza del genere?

Uno ci spera sempre anche se ogni campionato è totalmente diverso. Gli anni passano per tutti e, vuoi o non vuoi, comunque siamo arrivati a 33 anni, quindi calcisticamente non più un giovincello (ride ndr.). Diventa complicato tenersi su certi ritmi, ma io nel mio faccio tutto il possibile per mantenermi ad un ottimo standard così da poter dare il meglio. Quando si è giovani basta poco, invece, più passano gli anni e più ci deve essere una cura maniacale del proprio corpo ed una grande attenzione in allenamento. Questo perché altrimenti non riesci a stare ai ritmi di oggi, che sono altissimi e la condizione atletica e fisica è fondamentale. Anzi, è prima rispetto a tutte le altre componenti nel calcio. Ad oggi se non stai bene fisicamente, se non riesci a rendere al 100% poi fai fatica, anche perché gli altri vanno forte.

Avresti potuto dare di più?

Come ho detto io speravo di mantenere un certo livello di prestazioni, al momento sono soddisfatto però potevo fare meglio. Nonostante cinque gol in quattro partite siano un buon rullino di marcia, potevo fare di più e non lo dico come frase fatta. I gol però sono davvero secondari, è normale che per una punta segnare è sempre un piacere, ma la cosa principale è che le reti portino punti, quindi per il momento lo hanno fatto, ma non tutti quelli che speravo. Sono fiducioso e spero di segnare ancora tanto e che questi gol possano portare il Civitavecchia dove merita.

Sappiamo che la Region’s Cup purtroppo è finita male, ci racconti tuttavia come è stato giocare nella squadra del Lazio?

È stata un’esperienza bellissima! Per una settimana ci siamo sentiti davvero come dei professionisti, rappresentando, anche se a livello dilettantistico, una nazione come l’Italia. Purtroppo non è andata come speravamo, ci siamo andati molto vicini ma questo non conta. Abbiamo un pizzico di rammarico perché nell’ultima partita non meritavamo assolutamente la sconfitta, anzi, dopo il primo tempo il pareggio ci andava stretto. Invece siamo usciti sconfitti e questo dispiace tanto.

Cosa ti resta  di questa esperienza?

Per quanto riguarda quello che rimane sono sincero mi rimane tanto: ho passato una settimana con persone meravigliose, parlo sia dello staff che dei giocatori. É vero che ci conoscevamo quasi tutti perché nei campi ci affrontiamo più o meno ogni anno, ma ho comunque conosciuto delle persone straordinarie e dei ragazzi fantastici da ogni punto di vista, dal calciatore alla persona con valori. Abbiamo creato un gruppo in 10 giorni che a volte si fa fatica a costruire in un anno. Ho passato una settimana bellissima con dei ragazzi meravigliosi e questo me lo porterò sempre dentro, auguro a tanti ragazzi che erano con me di poter ripetere l’esperienza, visto e considerato che alcuni di loro potranno riavere l’opportunità. Per me la vedo un po’ più dura dal punto di vista dell’età, ma a tanti di loro, tipo Cerroni che è un classe 98, auguro anche di andare oltre di categoria.

Sei uno dei giocatori più esperti e navigati del campionato, eravamo curiosi di sapere che rapporto hai con i ragazzi più giovani e se ne hai notato uno che ti ha colpito in particolare.

Purtroppo (ride) sono uno dei giocatori più esperti, mi trovo molto bene con i giovani soprattutto con quelli del Civitavecchia. Ho trovato dei ragazzi molto validi perché c’è da dire che il club lavora molto bene con il suo settore giovanile. Tanti però, soprattutto in questi tempi, sono presuntuosi e sempre con la risposta pronta. Invece, al Civitavecchia ci sono dei giovani sempre dediti al lavoro, pronti ad ascoltare, ad imparare e questo è importante. Io con quel poco che posso cerco sempre di dare un consiglio, qualcosa che magari ho appreso nel tempo, anche se possono essere più di aiuto con giocatori offensivi cerco sempre di essere di aiuto a tutti i giovani. Non so se ci riesco (ride), però ci provo.

Ce n’è qualcuno che ti ha colpito?

Sono fortunato perché negli ultimi anni ho lavorato con tanti giovani interessanti e se dovessi citarne qualcuno lo stesso Mancini al Civitavecchia ha dei grossi margini di miglioramento, questo se non vado errato è già il suo secondo o terzo anno nei grandi e stiamo parlando di un 2003. La stesso vale per Dario Pomponi, sempre del Civitavecchia, classe 2004. Anche lui deve migliorare tantissimo ma ha delle basi davvero importanti, quindi se si mettesse a lavorare con la testa giusta vedo un futuro per lui. Mi permetto di parlare solo dei nostri giovani, perché dato che il campionato è appena iniziato gli altri ancora non li ho visti bene. Posso limitarmi solo a parlare di quelli nella mia squadra che, devo dire, sono tutti giocatori molto importanti, interessanti e che secondo me potranno diventare dei punti fermi, sia in Eccellenza, sia in categorie superiori. Lo stesso Gagliardi (2002), Sarracino (2004). Poi abbiamo giocatori di spessore che sono giovanissimi, guarda Cristiano Proietti, che è un classe 1999. Abbiamo una delle migliori punte della categoria che è Simone Cerroni che è comunque classe 1998. Ci sono davvero tanti giovani di prospettiva, ma questi che ti ho nominato sono davvero forti.

Sei sempre stato uno dei giocatori più forti del campionato, c’è stato qualcosa in particolare che ti ha trattenuto in Eccellenza?

No, non c’è mai stato nulla che mi ha trattenuto in questo campionato. Io sono dell’idea che ognuno gioca dove merita, poi ci sono casi specifici. Se alla fine ho fatto prettamente le categorie di Eccellenza e Promozione è perché alla fine probabilmente quella è la mia dimensione. C’è chi pensa, e l’ho fatto anche io, che magari potevo aspirare ad una Serie D, ad una Lega Pro. Sì, magari avrei potuto giocare a quei livelli, però poi penso sempre che ognuno gioca dove merita. Non voglio fare l’umile di turno, assolutamente, però penso serenamente che magari avrei potuto fare qualcosa di più se avessi avuto questa testa e consapevolezza a vent’anni. Forse, ma non è detto, purtroppo sono maturato tardi a livello mentale. Prima non mi applicavo così maniacalmente su tanti dettagli, magari arrivavo al campo e poi me ne andavo subito. Più avanti invece, a 27,28 o 29 anni, cominci davvero a dare una grande importanza anche ai piccoli dettagli, anche alla preparazione fisica fuori del campo.

Fai gol da fuori, di testa, su punizione, destro, sinistro: c’è qualche gol che preferisci in particolare o che ti è rimasto di più nel cuore?

Sono sincero, l’ultimo gol che ho fatto è sicuramente uno di quelli che mi piacciono di più. In primis perché, come dicevo prima, sono quei piccoli particolari che poi uno cura sistematicamente a fine allenamento. Calci, calci, calci. Magari non è tutt’ora una specialità, anche perché per esserlo certe cose vanno ripetute nel tempo. Di punizioni ne ho segnate poche, anche se a dire il vero non le ho quasi mai calciate, ma spero che diventi un’abitudine. Ecco però perché il gol di domenica mi piace molto, è frutto di tanti allenamenti e tante prove. Anche se non sono particolarmente abile in quel fondamentale a me piacciono molto i gol di testa. In carriera ne ho segnati veramente pochi, ma forse sono quelli i gol che mi piacciono più di tutti.

Il livello del campionato di Eccellenza si è alzato di più rispetto lo scorso anno?

Il livello del campionato si è alzato, ma quello naturalmente viene quasi automatico: passando da tre gironi a due si riducono le squadre ma giustamente si alza di molto il livello qualitativo. Quest’anno l’Eccellenza è tosta, non ci sono le cosiddette squadre cenerentola o cuscinetto, sono tutte partite dure e noi l’abbiamo sperimentato sulla nostra pelle andando a perdere in casa con il Cerveteri e fuori con l’Anzio. Quest’anno sarà un campionato veramente difficile.

Cosa pensi delle altre squadre e c’è qualcuna che ti ha colpito maggiormente?

Le squadre che mi hanno impressionato è ancora troppo presto per dirlo, ma posso dire di aver visto una grande W3, questo sì. Anche se con noi non hanno vinto, ho visto una grande squadra, un gruppo che sa quello che deve fare, costruita molto bene con una bella impostazione di gioco, secondo me sarà protagonista anche quest’anno. Magari è partita un po’ zoppicando ma si sta riprendendo. Comunque ha battuto l’UniPomezia che è un’altra grande squadra, una corazzata. Se dovessi dire ad oggi che squadra mi ha colpito di più ti direi la W3 Maccarese.

Immaginiamo che punterai al titolo di capocannoniere, quali pensi saranno i tuoi principali contendenti?

Puntare al titolo di capocannoniere è un po’ l’obiettivo di tutte le punte, naturalmente anche io mi fisso sempre quest’obiettivo ma poi mi rendo conto che non è facile arrivarci. Però ripeto, baratterei volentieri i mei gol per un titolo o un campionato vinto. Staremo a vedere come andrà, ma sicuramente ci sono tanti attaccanti, a partire da Daniel Rossi che lo scorso anno ha fatto 36 reti, poi c’è lo stesso Samuele Cerroni, Peppe Danieli, Damiani della W3, Di Mario della Montecimini, ci sono Teti e Toscano del Cerveteri. Ci sono attaccanti che segnano, staremo a vedere, ma ripeto che baratterei tutti i gol per vincere il campionato sono sincero.

C’è qualche squadra dell’altro girone che vorresti affrontare in modo particolare?

Se dovessi scegliere una squadra da affrontare probabilmente sarebbe il Sora. Lo farei per blasone, storia e tifo: è bello andare in un campo dove è pieno di tifosi, dove c’è un pubblico che magari si vede in ben altre categorie. Quindi se dovessi scegliere, sceglierei il Sora per questi motivi, anche se mi rendo conto che forse è l’avversario più forte. Però ecco, se dovessi scegliere sarebbe bello andare ad affrontare una squadra così importante con un pubblico così bello.

Hai la possibilità di parlare ad un giovane attaccante, che consigli gli daresti per diventare uno dei grandi dell’Eccellenza?

Di allenarsi tanto, tanto, tanto. Di curare ogni minimo particolare, di rubare il più possibile con gli occhi a chi fa quel ruolo, di stare tranquillo e che il gol non deve essere un’ossessione anche se si fa la punta. Il gol arriva soprattutto quando si è tranquilli. Questo è quel poco che posso dire ad un attaccante perché poi fondamentalmente non sono una prima punta. Lo sono diventato man mano con il tempo, ma comunque non ho quelle movenze da prima punta prettamente da area di rigore, quindi mi viene anche difficile dispensare consigli. L’unica cosa che posso dire è di rubare tutto con gli occhi: calci di punizione, rigori, movimenti e contro movimenti. Alla fine il lavoro paga sempre, sembra una frase fatta ma è così, il lavoro ed i tanti sacrifici ripagano sempre.

Che percorso di crescita hai avuto?

Io nei primi anni non ero molto dedito al lavoro, ero semplicemente un ragazzo che andava in campo con la qualità che aveva. Ne avevo tanta ma non mi mettevo a curarla, semplicemente mi bastava quello che avevo ma non era sufficiente per arrivare. Avevo delle ottime qualità che se curate, e solo nei minimi dettagli, sarebbero potute diventare veramente importanti. Infatti quando ho iniziato a lavorare su ogni minimo dettaglio sono diventato, anche se non chissà chi e nel mio piccolo, conosciuto. Quindi per carità non sono così ipocrita da dire che sono uno dei tanti, riconosco le mie qualità, ma sicuramente se avessi curato i dettagli fin da subito avrei potuto fare qualcosa di più.